Non è che mi sia stracciato le vesti alla notizia del ritorno dei Duster, a 19 anni di distanza da quello che si era rivelato il loro canto del cigno. Immagino che la cofana retrospettiva della Numero Group d'inizio 2019 abbia giocato un ruolo chiave nella rifondazione del trio californiano, che ha fruttato poi verso fine anno quest'omonimo, sorprendentemente buono; nulla di rivoluzionario, anzi, forse funziona per la propria integrità ed attaccamento ai modelli originali (meno Bedhead, decisamente più Acetone ed in certi casi persino vicini ai primi Calla), ricalcati con fedeltà come se il tempo non fosse passato ma con un una dote compositiva davvero buona (Lomo, Chocolate and mint, Letting Go i migliori). Qualche divagazione ai limiti dello space-noise, qualche accelerata sparsa ed il tag slow-core che sguscia come un'anguilla nel calderone, pazienza. I Duster oggi hanno ancora un senso; restano un nome minore ma per gli appassionati sono come una coperta di Linus a cui attaccarsi in certi frangenti della vita.
giovedì 17 novembre 2022
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