Ad ogni disco che esce i Calla guadagnano in popolarità, difatti l'anno scorso si è potuto notare con il vociare attorno all'ultimo lavoro. Mi è capitato di leggere addirittura che "i Calla manderanno in soffitta i vecchi vinili dei Cure". Bisogna fare attenzione ad esclamare cose del genere, io sono uno cresciuto a pane e Robert Smith, personalmente non sono di quest'avviso ma certo non sono qui per sminuire il valore dei tre texani trapiantati nel Brooklyn. Li conobbi nel 2000 ai tempi di Scavengers, un disco che mi folgorò alquanto. Così corsi subito ad accaparrarmi il loro debutto dell'anno precedente, allora già difficile da trovare via import.
Ad ogni disco che hanno fatto il loro sound si è levigato, Aurelio Valle ha tirato fuori più voce e le strutture sono diventate più lineari, più legate alla forma canzone. Così oggi i Calla sono uno dei gruppi americani indipendenti più in vista, certo non popolari come gli Interpol, che hanno supportato in diverse tourneè, ma maggiormente sostenuti dalla critica.
All'inizio furono scoperti da Michael Gira degli Swans ed erano un progetto studio-only. Questo disco d'esordio, senza titolo, è un avventura dal sapore notturno nel panorama post-industriale e post-atomico di New York. Il ritmo è spesso catatonico se non inesistente, i pochi pezzi con voce sono sussurrati a malapena. L'atmosfera è malata e squarciata da tonfi sordi in lontananza, clangori industriali. Si tratta di un lavoro veramente originale e valido, di cui preferisco le songs più confidenziali e meno cruenti, come le splendide Trinidad e Tarantula.
L'anno successivo faranno ancora meglio con Scavengers.
(Originalmente pubblicato il 19/01/2008)
Ad ogni disco che hanno fatto il loro sound si è levigato, Aurelio Valle ha tirato fuori più voce e le strutture sono diventate più lineari, più legate alla forma canzone. Così oggi i Calla sono uno dei gruppi americani indipendenti più in vista, certo non popolari come gli Interpol, che hanno supportato in diverse tourneè, ma maggiormente sostenuti dalla critica.
All'inizio furono scoperti da Michael Gira degli Swans ed erano un progetto studio-only. Questo disco d'esordio, senza titolo, è un avventura dal sapore notturno nel panorama post-industriale e post-atomico di New York. Il ritmo è spesso catatonico se non inesistente, i pochi pezzi con voce sono sussurrati a malapena. L'atmosfera è malata e squarciata da tonfi sordi in lontananza, clangori industriali. Si tratta di un lavoro veramente originale e valido, di cui preferisco le songs più confidenziali e meno cruenti, come le splendide Trinidad e Tarantula.
L'anno successivo faranno ancora meglio con Scavengers.
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