Moniker dietro il quale si è agitato il cantautore di Seattle David Bazan per una decina d'anni, con innumerevoli rotazioni di personale. Ricordo che comprai questo cd dopo aver letto di accostamenti con i Codeine e all'ascolto rimasi terribilmente deluso, dal momento che non c'entrava praticamente niente. Superato lo scoglio di prevenzione, restava un indie-folk-rock educato e leggerino che tuttavia in certi frangenti non era neanche malaccio.
A tratti pare di sentire una versione ordinatissima e scevra di impennate dei Bedhead (Bad diary days, The Bells), ma nella maggior parte del disco Bazan si adagia su una formula rassicurante di college-rock con pochi sconvolgimenti, anzi spesso ripetitivo. Quando si arriva all'ultima traccia, Promise, curiosamente la più vigorosa e forse la migliore, un po' di noia è affiorata.
A tratti pare di sentire una versione ordinatissima e scevra di impennate dei Bedhead (Bad diary days, The Bells), ma nella maggior parte del disco Bazan si adagia su una formula rassicurante di college-rock con pochi sconvolgimenti, anzi spesso ripetitivo. Quando si arriva all'ultima traccia, Promise, curiosamente la più vigorosa e forse la migliore, un po' di noia è affiorata.
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