martedì 3 aprile 2012

Band Of Horses - Everything all the time (2006)



Non ho mai ascoltato i Carissa's Wierd, da cui provengono i due fondatori di BOH, ed a quanto pare sarebbe una pecca niente male. Ma forse mi ha permesso di ascoltare Everything all the time senza alcuna prevenzione, cogliendone aspetti positivi e negativi.
Il folk-rock ultra-elettrificato dei Built To Spill appare un influenza abbastanza importante, in primis per la sonorità piena e dirompente delle chitarre e per il tono vocale di Bridwell, acuto quasi più di quello di Martsch (a tratti arriva quasi ad evocare persino Coyne dei Flaming Lips).
La prima metà del disco è ottima, con la rotondità di The first song, la pressione quasi isterica di Wicked gil, la cantilena di Our swords che sembra un residuato dei primi Death Cab For Cutie, e soprattutto con il potentissimo lento di The funeral, un folk-rock all'ennesima potenza che ha il sapore dell'inno (ed infatti lo è diventato).
Escludendo l'ultima power-ballad builttospilliana The great salt lake, è quindi un vero peccato che la seconda metà sia così moscia e tirata via, come se Bridwell avesse finito le idee e provasse a rimescolare le carte con del country languido e insipido.
Poi è bastato vedere i voti riservati ai due dischi successivi per fare in modo che io passassi oltre, diffidente che non sono altro.

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