Non mi succede molto spesso: al primo ascolto Troglobite mi era piaciuto molto, ma alla distanza mostra qualche corda. L'idea di Moonfish, all'inizio, è buona: arpeggio minimale di chitarra, concentricità elettronica e violino lamentoso, squisitamente gotico. Poi la mano psichedelica prende il sopravvento, con la viola elettrica di Palumbo a delirare in sottofondo.
Il polistrumentista larseniano è qui insieme alla violinista Kent e dall'elettronico Beauchamp, a creare sfondi molteplici, non sempre angosciosi come nell'apertura. La rilassatezza di Blood lagoon e Untitled li fa sembrare un mini ensemble gotico da camera, l'ambientale siderale di Transition e Magma rassicura. Certe idee melodiche sono anche piuttosto buone, come in Used to be the last, ma alla fine non resta un granchè di memorabile.
E di sicuro potevano risparmiarsi la vacua versione di Set the control for the heart of the sun.
Il polistrumentista larseniano è qui insieme alla violinista Kent e dall'elettronico Beauchamp, a creare sfondi molteplici, non sempre angosciosi come nell'apertura. La rilassatezza di Blood lagoon e Untitled li fa sembrare un mini ensemble gotico da camera, l'ambientale siderale di Transition e Magma rassicura. Certe idee melodiche sono anche piuttosto buone, come in Used to be the last, ma alla fine non resta un granchè di memorabile.
E di sicuro potevano risparmiarsi la vacua versione di Set the control for the heart of the sun.
Nessun commento:
Posta un commento