lunedì 23 aprile 2012

Blue Water White Death - Blue Water White Death (2010)

Certe volte le letture di riferimento per scegliere i dischi da ascoltare sono rivelatrici. Di questo disco ho letto in giro soltanto stroncature, a parte Blow Up in cui SIB gli ha assestato un bell'8. E bravo direttore, io sto dalla tua parte come quasi sempre.
James XiuXiu Stewart e Jonathan Meiburg, di una band chiamata Shearwater. Ad essere sincero, quest'ultima non solo non l'ho mai sentita, ma neanche nominare. Mi perdo qualcosa?
Forse, perchè BWWD è un disco di quelli difficili non si catalogano comodamente.
L'apertura è un drone ronzante su cui si posa il lamento timido ed atonale di Stewart. Song For The Greater Jihad ha l'intelaiatura di un folk più o meno regolare ma è squarciato da clangori di vario genere. E' dalla terza traccia, Grunt tube, che le cose iniziano a farsi serie: intro maestosa di organo, accordi sparsi di piano, Stewart tenue e disorientato, senso di vuoto ed abbandono. Ipnosi secca per Nerd Future, nenie disturbanti e diagonali in The end of sex e Death for christmas. La strumentazione è scarna e il focus è profondamente sullo stato mentale-psicologico delle cose, fra allucinazione e cadute fragorose.
Il capolavoro è Gall, dimessa perla pianistica che al netto di rumorismi e schizofrenie si direbbe il perfetto incrocio fra il Mark Hollis isolato del 1998 e il Peter Hammill di In Camera.
Eccoli, i due riferimenti principi. La leggiadria e il timbro nasale del primo (che spesso Stewart rammenta) e le ossessività impressioniste del secondo (il drammatico finale di Rendering the Juggalos) possono aver permeato e drenato l'attitudine di BWWD, anche se solo a tratti nei risultati terminali. E si scusi se è poco.

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