domenica 15 aprile 2012

Beach House - Devotion (2008)

Che accoppiata!, questi due statunitensi: Lui alla chitarra, Lei all'organo, farfisa e quella voce tutt'altro che suadente, anzi spesso paragonata a Nico per il timbro. Completa l'organico una discretissima e dimessa beat-box. Impianto inguaribilmente vintagistico, la voglia di far sognare e l'abilità sopraffina di scrivere.
Non credevo alle mie orecchie la prima volta che ho sentito Devotion: ma da dove escono questi due, che rapiscono le mie orecchie in un vellutato abbraccio autunnale, con così tanta spudorata semplicità?
Lo vogliamo definire dream-pop? La vogliamo chiamare psichedelia languida? Li hanno voluti affiancare a nomi del passato più o meno importanti, ma francamente non m'importa. Io voglio solo tuffarmi in questo morbido sogno ad occhi aperti, senza neanche una mezza caduta di tono, capitanato dalle fantastiche You came to me, Gila, Holy Dances, All the years, Home Again.
Fuori può nevicare o esserci il sole, non fa differenza.

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