martedì 6 novembre 2012

David Grubbs - The thicket (1998)

Ce ne fosse stato bisogno all'epoca, questa era la rivincita di Grubbs sull'ex-amico O'Rourke. Camofleur era uscito poco tempo prima, ma con The thicket (che non era il vero esordio solista, bensì il secondo) divenne chiaro un po' a tutti di che stoffa compositiva era dotato il louisvilliano.
Disco curatissimo e ricco di sfaccettature, conciso ma quanto mai efficace. Quanto è divertito il country sbarazzino di Orange disaster, tanto serioso e avanguardistico è il droning affilato di 40 words on workship. Ma fra questi due estremi ci stanno tante altre cose, con un gusto melodico e di ricerca che hanno del sublime, come il frammento per piano e tromba di Swami Vivekananda Way, lo slow-core d'autore di Buried In The Wall, la raffinatezza in puro stile GDS Two Shades Of Blue.
Col corredo di ospiti degnissimi quando non esclusivi, come il guru minimalista Tony Conrad e l'amico di sempre McEntire solo per citare i più famosi.

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