martedì 20 novembre 2012

Roy Harper - Stormcock (1971)

Nemmeno ai tempi in cui idolatravo i Led Zeppelin mi occupai minimamente di Roy Harper, e pensare che l'ultimo pezzo di LZ III tirava testualmente giù il cappello al cospetto del cantautore di Manchester. E pensare che nel '75 fu cantante speciale su Have a cigar dei Pink Floyd. Voglio dire, come ho fatto a non interessarmi? Mica era un caso se era capitato in quei posti.
Soltanto di recente, ascoltando quasi per caso la raccolta Songs of love and loss, che colleziona perle sparse nell'arco di 25 anni di carriera, ho appurato la classe cristallina, in particolare nel suo capolavoro riconosciuto più o meno da tutti, Stormcock.
Abilissimo chitarrista acustico, cantante sopraffino, ambizioso compositore che si muoveva in perfetta solitudine in un ambiente folk intriso di blues dolente e paesaggi ancestrali, in questo capitolo si librava in 4 lunghi pezzi articolati che definire suite forse non rende l'idea. Ma se non altro i 13 minuti di Me and my woman, impreziositi da piano, fiati ed archi, sono commoventi, da accapponare la pelle.
Sfuggiva a qualsiasi paragone, Harper. L'uso assiduo della 12 corde e il lieve misticismo potevano allinearlo per principio alla musicalità di Tim Buckley, ma è una forzatura. L'altra gemma di Stormcock è rappresentata dai 12 minuti di The same old rock, classicamente asciutta nello stile ma con una fase di espansione vocale da brividi.
Le altre due, Hors d'oeuvres e One man rock and roll band, non è che si possano definire folk songs ordinarie. Il cappello è rimasto giù ancora oggi.

4 commenti:

  1. Sentito.
    Ottimo il primo pezzo, gli altri non male.
    Pezzi un po' troppo lunghi per i miei gusti, ma è da risentire senz'altro.

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  2. Allora ti consiglio la raccolta Songs of love and loss, che è molto varia e composta da pezzi che non superano mai i 6 minuti :-)

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