sabato 17 novembre 2012

Peter Hammill - Consequences (2012)

Si può dire che è un PH diverso dal solito?
Non lo so, la sua musica non ha sentenze al di fuori dei dati oggettivi. Di sicuro Consequences rispolvera tensioni che si erano allentate negli ultimi album solisti, da quanto il generatore è stato riacceso. Ma anzichè andare a fondo con ossessività, qui ci si ferma a mezz'aria, sospesi in un limbo che disorienta.
Non è tanto diverso perchè l'impianto è il solito, con le corali marcate, senza percussioni (a parte New Penpal, che mi verrebbe da definire pezzo malizioso ed ambiguo), semmai c'è una maggior presenza del basso a pulsare denso, ma discreto. Per questo non ha senso stare a scomodare il passato: ciascuna di queste conseguenze può evocare tutto o niente.
Fra gli episodi migliori, la ballad pianistica Close to me, l'articolato disincanto di A perfect pose, le malinconiche A run of luck e All the tiredness.
A proposito di stanchezza, nel suo blog personale di recente ha scritto che al rientro da un intenso tour personale si sente molto stanco ed ha deciso di sotterrare per sempre alcune vecchie canzoni che non eseguirà mai più. 
E fra i commenti dei fans risaltava un laconico Don't die, Peter.

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