Destino non particolarmente grato, quello di Potter: eccellente bassista nei primi VDGG, se ne chiamò fuori nel momento artisticamente migliore, e poi ci rientrò quando però ormai la storia era al capolinea. Poi una carriera da session/touring man, dentro e fuori dai progetti di Peter Hammill, ed una manciata di dischi in proprio di cui Blue Zone è l'unico che sono riuscito a reperire.
Interamente strumentale ed a carattere fortemente accompagnatorio, qui la musica di Potter assume connotati di post-new age dalle orchestrazioni sintetiche, putroppo penalizzata dalle sonorità tipiche delle tastiere anni '80, che in questi contesti continuano a non fare bella figura neanche oggi che c'è la corrente ipnagogica...
Immagino Blue Zone come sottofondo a qualche documentario, anche perchè neppure la composizione brilla di una sua luce particolare. Insomma, Potter rimarrà impresso molto meglio come esecutore che come compositore.
E pace all'anima sua, che se ne è andato all'inizio dell'anno.
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