Senza quel mostro di Y alle spalle, probabilmente di questo disco si parlerebbe come di una pietra miliare dell'avant-funk epoca new-wave. Invece è destinato a rimanere nell'ombra, e non è giusto. Perchè è stato meno radicale dello storico debutto, ma è travolgente fino allo spasimo ed ha mille trovate specialmente sul piano ritmico. Risente di un'influenza politica nella performance di Stewart, più impegnato a declamare i suoi salmi al vetriolo e meno a fare da avant-strumento, è meno collagistico e più compatto.
L'orchestra-foresta Pop Group non aveva comunque alcun timore di suonare già sentita, per carità. Questo è un labirinto inestricabile che non può che continuare a far porre interrogativi all'ascoltatore.
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