Trio di Cleveland, Ohio, che ottenne una piccola visibilità in quell'area dell'underground americano attigua alla No Fun ed al suo festival, all'hypnagogia ed al noise estremo. Possiamo osservare, dopo qualche anno, che si è tutto sciolto come neve al sole: si tratta di corsi e ricorsi storici come ne abbiamo visti tanti, di coincidenze di gusti e tendenze sociali. Dopodichè, passato il ciclone, si fa pulizia e restano soltanto i più forti (che non sono necessariamente i migliori).
Nello specifico, gli Emeralds erano piuttosto sostenuti da SIB e Mattioli che ne decantavano le gesta in un bel servizio sulla moaning wave di quel tempo. Sofferenti come tanti di incontinenza produttiva, hanno rarefatto le uscite fino a sciogliersi l'anno scorso. A riascoltarlo adesso, credo che Solar Bridge resti un ottimo prodotto nella media dell'ambient più dronica e minimalista; uscisse oggi non varrebbe un granchè.
I tre (due synth ed una chitarra, piuttosto trattata) indugiavano su bordoni di chiara origine cosmic-deutsch, con le consuete stratificazioni ma senza saturare. Due tracce per soltanto 27 minuti; molto bella The quaking mess, con più soluzioni ed una progressione affascinante.
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