venerdì 23 ottobre 2015

Holy Sons ‎– Decline Of The West (2006)

La parte più nascosta di un artista a volte è proprio la sua inclinazione naturale. Emil Amos, che abbiamo conosciuto nella veste di uno dei migliori batteristi in circolazione (Om e Grails), in realtà è un cantautore prima ancora di entrare in questi gruppi, e fin dall'adolescenza. Non ero a conoscenza del moniker Holy Sons, con il quale incide da 15 anni.
Decline of the west mette in scena un cantautorato fuori dai generis, nonchè un interprete di piacevole originalità; forse assimilabile soltanto a Phil Elvrum se dovessi proprio tirare fuori un nome, ma con una musicalità messa più a fuoco. L'ovvietà folk sembrerebbe sempre dietro l'angolo ma lì ci resta, in favore di un ancestralità diffusa (come d'altra parte avviene da sempre nei Grails). L'attitudine un po' slacker ed inquietamente rilassata potrebbe rimandare addirittura a certe pagine di Neil Young. Ciò che conta alla fine sono sempre le songs, e qui ce ne sono di ottime; riprova è che Amos utilizza una spartana drum machine anzichè mettersi ai tamburi, come a voler dare enfasi ai contenuti.
Da approfondire.

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