mercoledì 21 ottobre 2015

Jon Hassell ‎– Vernal Equinox (1977)

Hassell è il prototipo del musicista di enorme talento che rifugge la storia in gioventù e ci rientra uomo da una porta laterale, con umiltà e dedizione. L'aneddoto chiave fu il suo rifiuto di entrare nei Can, esempio di come si possa fallire l'appuntamento, ma con la ferrea consapevolezza di voler pervenire a qualcosa di proprio. Oppure il lungo apprendistato al raga indiano con Pran Nath, che formò indelebilmente il suo modo di suonare la tromba.
E' quasi impossibile descrivere il senso di rilassatezza e di ambientazione che viene ricreato su Vernal Equinox. Lo strumento magico di Hassell disegnava scenari panoramici senza aderire a nessuna forma canonica, col solo supporto di percussioni (congas, tablas, shakers), unico scheletro ritmico di un flusso onirico incessante anche se diviso in tracce. Con la title track a primeggiare, per ben 22 minuti di astrazione naturale. Un suono caldo, un insieme indefinibile, proveniente dal mondo (perchè di world music si trattava, senza dubbi), ma impermeabile ad ogni costume corrente. Unico.

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