Qualche mese fa, in una monografia su DB su Blow Up, l'ermetico redattore Capuano tracciava la storia del torinese evidenziando uno spartiacque ben preciso a metà anni Zero, ovvero il momento in cui si rese conto di non poter sopravvivere di musica. C'è un verso su Fragranze Silenzio in cui canta le mani sporche di lavoro...Destino ingrato per un artista che da vent'anni propone il suo personalissimo cantautorato semi-industriale bilanciato fra elettronica e strumenti suonati, e che ha saputo dimostrare capacità melodiche forse neanche troppo sviluppate, probabilmente perso in un trip troppo originale per sapersi anche solo avvicinare alle conformazioni.
Melodie che in Fragranze silenzio escono timide in tutto il suo indolente intimismo, come un fiore che sboccia alla fine dell'inverno. Spazio ai beats sintetici, ai glitches, alla voce fantasmatica, ai clangori ora smussati, alle nebbie soniche e a piccoli gioielli come Cauterization, Clouds, Fiori finti, Ali di mosca. Unico neo la finale title track, 16 minuti di drone-doom immobile e leggermente tedioso. Ma prima di essa, fragranze molto molto gradite.
Nessun commento:
Posta un commento