L'apoteosi dell'apocalittico Magma-sound non poteva che essere ottenuta dal vivo, in cui la classe del gruppo di Vander usciva inesorabile, quasi superiore alle già ricche e complesse prove in studio. La formazione che registrò una serie di concerti a Parigi nei primi di Giugno del '75 vedeva la temporanea uscita di Jannick Top, sostituito però prodigiosamente da quel Paganotti che poi, dopo aver strappato un credito compositivo su Udu Wudu, andò a formare gli eccellenti Weidorje. Il suo stile era meno animalesco di Top, più raffinato e comunque altrettanto incisivo. Insomma, stiamo parlando di due fenomeni.
Al di là dell'economia fondamentale del basso, il live parla la lingua kobaiana in una summa esaustiva di quanto realizzato fino a quel momento. Ci sono i lunghi estratti delle temibili Konthark e Mekanik, c'è persino un recupero del primissimo (passabilissimo) album che fa un'ottima figura, la pastorale Lihns a stemperare l'oppressione, l'articolata sinfonia celestiale Hhai. Sugli scudi tutti i membri, soprattutto il violinista Lockwood, ma è quasi superfluo ribadire la coesione impressionante di un gruppo così dipendente da un unico compositore.
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