Tempo fa ho visitato un sito in cui chi scriveva sosteneva che The Bed Is In The Ocean sia stato il miglior disco dei Karate. La mia prima reazione è stata di sostanziale contrarietà: ma come? Come non convenire che sia stato l'epico supersonico In place of real insight o il raffinatissimo testamento 595?
Eppure si trattava (credo) di un mio coetaneo, uno che i Karate li ha vissuti in diretta (e chi potrebbe scoprirli al giorno d'oggi, d'altra parte?); così mi è saltata la pulce all'orecchio e sono andato a riascoltarmelo, a 18 anni dall'ultima volta. Ne avevo un ricordo contrastato, come di un capitolo molto buono ma inferiore all'insuperabile precedente. Alla prova del tempo, l'opinione non cambia un granchè ma torna il piacere di rivivere le sensazioni del tempo tramite piccoli gioielli come There are ghosts, Diazapam, Up nights, Not to call the police. Era un capitolo di transizione, col ritorno alla line-up a tre, con la svoltina jazz alle porte; ma la classe era immutata.
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