Splendido recupero psichedelico avvenuto in tempi non sospetti e nella landa del Sol Levante, ad opera di un quartetto che arrivò a questo esordio (immancabilmente su PSF) dopo già diversi anni di attività. Guidati dal cantante/chitarrista/autore You Ishihara e da un chitarrista solista che faceva scintille (Michio Kurihara, che dopo lo split confluirà nei ben più noti Ghost), i WH sembravano atterrati in quell'epoca direttamente dal 1968/69, con uno stile ben diviso in due reparti: da una parte la sfuriata acida retaggio dei Blue Cheer di Vincebus Eruptum, dall'altra la ballad elettrica solenne e trasognata, cantata con grande trasporto emotivo, memore a mio parere dei Doors nei frangenti in cui era Krieger a dare lo spunto. Sono queste ultime le perle memorabili di Out; Dull Hands, Fallin' Stars End, la title-track. Qualche memoria sparsa anche di Velvet Underground e Quicksilver MS completavano un quadro che, per quanto vintagistico e derivativo fosse, poteva solo far esultare gli appassionati. E che faceva a pezzi i connazionali concorrenti (e molto sopravvalutati, a mio avviso) Les Rallizes Denudes.
martedì 16 maggio 2017
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