Fece il paio con lo splendido Splendour of fear, uscito nel Febbraio dello stesso anno, a consacrare l'entrata nell'olimpo dell'indie-pop cristallino, dopo l'esordio sulla lunga distanza di un paio d'anni prima, già indicativo ma ancora un pochettino acerbo. The strange idols, rispetto al precedente, fu meno autunnale ed atmosferico, più baldanzoso e frizzante, più wave se vogliamo. Ma il concetto di fondo non cambiava; 9 grandi, grandi canzoni di presa immediata, con gli stessi ingredienti ma con la forza trainante della sezione ritmica in evidenza, ed il basso di Lloyd che sgusciava ovunque.
Almeno 3 sono da best of assoluto: Vasco Da Gama, Whirlpool vision of shame, Sunlight bathed the golden glow. Lawrence sognava ancora il successo, Deebank arabescava a modo suo, il binomio compositivo faceva faville. Sarebbe durata ancora poco, purtroppo.
Evvai!
RispondiEliminaGran Musica.