La maggior parte dei suoi album è completamente trascurabile è una frase forte, specialmente se questi album sono una catasta immane. PS liquida così Pete Namlook sulla sua scheda, ed è una tesi che mi ha reso persino più curioso, seppur con moderazione, di estrapolare qualcuno di questi ed ascoltarli. Silence, ad esempio, fu uno dei tanti monicker a tema che si assegnò e con essò rilasciò 5 volumi fra il '92 ed il 2001. Fin troppo facile intuire che la collana riguardasse il lato più ambientale e rilassato del tedesco, per non dire Enoiano. Ed in effetti questo, l'ultimo della serie, è un album vaporosissimo e levitante che, vista soprattutto la data di uscita, ha fatto tutto tranne che innovare e/o sorprendere. Eppure.
Eppure la maestria del tedesco affiora, inevitabilmente; questi 5 pezzi lunghi dai 10 minuti in su sanno avvolgere e catturare con eleganza con dei temi semplici e ripetitivi, immersi in una spessa nuvola di synth. Ed alla fine una sorpresa c'è; sull'ultima traccia Picnic, intorno alla metà, appare un assolo di chitarra elettrica discreto e delicatamente virtuoso, e tramite la testimonianza di un musicista italiano che collaborò con lui negli ultimi anni prima della morte, scopriamo che codesto chitarrista era proprio Namlook.
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