Prima di reclamare il suo nome di fianco a Desertshore, Kozelek aveva già messo il suo pesante piedone nel progetto di Carney & Connolly, in occasione di questo secondo. Sarei curioso di sapere chi ha fatto il primo passo, ma solo per il puro sfizio di conoscenza; poco da dire, ne hanno guadagnato entrambi. Col pur gradevole primo, C&C sembravano destinati a restare in una nicchia di tappezzeria folk elegante ma sterile. Del declino inarrestabile e pluriennale di Mark-One ho già scritto fino allo sfinimento. Su Drawing of threes mette voce e testi nel 70% del lotto, e lievi brividi di sapore RHP ci scorrono lungo la schiena; sono sensazioni più inerenti alla seconda vita degli imbianchini, quella di Songs for a blue guitar e Old Ramon per intenderci, ma con spiccate eleganza e compostezza. Sarà merito anche di Connolly, che sembra quasi silente tanto è funzionale ma nel complesso strumentale è pressochè l'uomo in più. La scala di valori vede due perle da salvare e custodire nel miglior canzoniere kozelekiano e dintorni: la divina, delicatissima Turtle Pond e la complessa, articolata Mölle. A seguire l'elegia affranta di Vernon Forrest, le suadenti trame chitarristiche di Randy Quaid, il loop crazyhorsiano di Diana, lo strumentale Matchlight Arcana che chiude con una vena solare quasi inaspettata. Non un capolavoro, ma indispensabile per i fans del Nostro.
domenica 8 ottobre 2017
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