Difficile dare l'etichetta prog-rock a quello che è uno dei manifesti principali della Canterbury bene, e che devo dire la verità, ho snobbato per tantissimi anni, salvo poi rivalutarlo oggi. Ne capisco il motivo: pur condividendone le radici, la musica dei Caravan è diversissima dai miei paladini Soft Machine; solare, sbarazzina, romantica. In una parola, è pop travestito da un abito sofisticato, per questo è improprio affermare che il quartetto faceva prog: l'esempio più lampante è Love to love you, di un melodismo smaccato seppur mosso da un tempo dispari. I Caravan suonavano asciutti ed essenziali seppur la tecnica non mancasse loro. Ma tuffandosi a pesce nei 22 minuti di Nine Feet Underground, ci si può dolcemente abbandonare in un mondo fatato, che sorprendentemente suona ancora fresco e con la sua trama raffinatissima può corrompere anche gli animi che del progressive amano i lati più oscuri e contorti.
giovedì 15 febbraio 2018
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