Se qualcuno avesse immaginato la joint-venture una ventina d'anni fa, l'ipotetico interlocutore gli avrebbe risposto: Ma sei matto, ma cosa vai a pensare, ma cos'avrebbero da spartire, lontani anni luce...Ed invece, a metà anni '10, eccoli qui a fare un disco insieme che ho accolto con grande curiosità e traendone altrettanto piacere. Non è che faccia la rivoluzione, sia ben chiaro: si mettono in campo i trademark, considerando che come scrissi per Ascension la musica di Broadrick negli ultimi anni si è curiosamente avvicinata a quella del suo più recente boss discografico. Ed il risultato, in fondo in fondo, era quasi pronosticabile: lente ed ispide canzoni dream-metal-gaze in classico Jesu su cui Kozelek srotola il suo autobiografico, dilagante sproloquio con sempre più stranezze assortite (come co-accreditare il defunto Chris Squire o un paio di fans), a conferma del fatto che a 50 anni è sempre più difficile trovare spunti lirici. Ma a me conta il risultato musicale, qui c'è e si misura anche nelle varianti come l'elegante e delicata Exodus, frutto di un incursione di Connolly dei Desertshore, o nel cantautorato ambient finale di Beautiful You, un quarto d'ora di pace interiore. Magari nel complesso un dieci minuti in meno ci sarebbero stati bene, ma la sostanza è che questo superduo ha fatto centro.
venerdì 9 febbraio 2018
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