Approdato sorprendentemente alla Metal Blade, il quintetto ohioano sforna il suo terzo disco con il passo lento di chi vuole fare le cose con cura, senza fretta, a 4 anni dal precedente Red Forest.
Novità? Meno di zero. Il solito epic-instru, compattissimo, muscolare ed evocativo; si potrebbe notare qualche macigno chitarristico in più (per compiacere la nuova casa?), ma di progredire verso qualcosa di inedito non se ne parla neanche; è la solita mistura di Explosions, Astronaut ed affini.
Giuro che mai avrei immaginato di poter esclamare ancora la frase Chissenefrega se il genere ha già espresso tutto il suonabile, noi ne vogliamo ancora, eppure è ancora così. Per un genere come l'epic-instru che, a meno di 15 anni di vita sembra invecchiato come Matusalemme, è un iniezione di benessere, al di là dei compartimenti stagni. Il disco è rigoroso, espanso e coinvolgente, punto e basta.
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