martedì 10 aprile 2018

Bitch Magnet ‎– Ben Hur (1990)

Viene generalmente considerato inferiore ad Umber, ma a mio avviso si tratta di dettagli come il pelo nell'uovo. Il capitolo finale dei BM resta un caposaldo del math-rock applicato alla forma canzone, un modello che prelevava le efferatezze dei Big Black e le ruvide melodie degli Squirrel Bait, le mixava e le proiettava in avanti, influenzando svariati acts successivi come Don Caballero (ovviamente Delatorre non era un batterista tentacolare come Damon Che, ma le strutture ritmiche dopotutto erano quelle), arrivando fino ad oggi con la legione dei post-metallari-rockettari che hanno infestato il mercato. Era un suono articolato, complesso e compresso che viveva di sincopi e singulti, desolate stasi slintiane, up-tempo serrati ai limiti del funk-core, deflagrazioni compattissime. Su tutti, l'iniziale Dragoon, un mastodonte di 10 minuti, e la finale Crescent, un'evidente anticipo dei Seam di Sooyoung Park e del loro atmosferico indie-rock che non raccoglierà l'eredità dei BM, ma aprirà nuovi e brillanti orizzonti.

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