Ormai è una certezza da diversi anni a questa parte, a volte le contaminazioni europee più interessanti provengono dalle periferie e la Scandinavia è un bacino importante. Gli OP sono finlandesi di Tampere, si esprimono in lingua madre, sono al quarto disco e propongono un black metal fantascientifico, un calderone multicolour che pesca a piene mani dalla storia della psichedelia ma anche da certo gotico, ed in più di un passaggio mi ha ricordato persino la teatralità dei Magma più stentorei, nonchè la prosopopea dei Guapo. E' un disco drammatico, che del black metal conserva soltanto gli scatti d'ira che nell'economia globale della scaletta contano non più del 30%, che deraglia spesso verso lande post-rock, verso scenari fumiganti di zolfo, verso brulicazioni space che li farebbero quasi diventare gli Hawkwind del Black-Metal. Il disco sarebbe riuscito molto meglio con un quarto d'ora in meno, evitando certe lungaggini, ma si tratta comunque di un ascolto avvincente.
venerdì 8 giugno 2018
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