Pitchfork gli ha dato 9.0, PS invece 5/10. La media è esattamente il voto che darei io a questo album che nel 2001 vide il (provvisorio) ritorno alle sonorità meno scontate e di avanguardia dal cui humus il buon Jimmy aveva mosso i primi passi di musicista. Nello stesso anno, per dire, aveva pubblicato su Drag City Insignificance, un disco di rock ordinario che più ordinario si poteva (per quanto la parola ordinario possa essere un complimento nei confronti di questo moderno guastatore e diciamocelo, grande produttore). In questo live registrato fra New York e Osaka ce lo ritroviamo alle prese col minimalismo, con l'elettronica analogica, con il glitch tanto in voga ai tempi, per un trio di titoli che sembrano costruiti in forma compatta e con una sequenza tutt'altro che casuale, anzichè prelevati da un palco (non si sente nessuno fiatare, e la qualità del suono non a caso è pari a quella di uno studio). Per questo, pur partendo da premesse tutto sommato non molto originali, è innegabile che si tratti di un capitolo elegante e raffinato, oserei dire, di volgare contemporanea elettronica.
giovedì 13 dicembre 2018
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento