Non è bello da dire, ma grossomodo da quando ha lasciato Berlino per Cracovia il grande James Kirby ha perso gran parte di quel lirismo e quell'emotività che hanno caratterizzato le sue pagine migliori. La saga Caretaker volge alla conclusione con i 6 capitoli di Everywhere at the end of the time, dal concept ambizioso ma molto poco sorprendente dal punto di vista sonoro. La riesumazione del progetto V/Vm si è concretizzata con un disco di solo piano molto deludente, per il retrogusto parodistico. Ci consoliamo con questo, l'ultimo LK, un ritorno più che dignitoso alla sua hypno-ambient; We, so tired of all the darkness in our lives (solito grande titolo poetico) se non altro introduce la rilevante novità della presenza massiccia di una batteria elettronica, che pigramente scandisce gran parte dei 16 titoli. Un disco molto espanso e solenne, che per via di questi ritmi strascicati crea un nuovo possibile orizzonte negli sviluppi del LK sound. Non sarà uno dei suoi migliori titoli in discografia, ma lo accettiamo più che volentieri.
martedì 25 dicembre 2018
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