La storia dei tedeschi DAF, legata essenzialmente al cantante Delgado, al batterista/programmatore Gorl ed ai loro minimali ed ossessivi synth-driven-anthems, ebbe un inizio profondamente no-art-wave, con questo album composto da 22 schegge impazzite. Il quintetto, registrato il tutto col vocalist di origini spagnole, fece retromarcia e lo fece accomodare in sala d'attesa, epurando la sua performance dall'output finale; diciamo la verità, non se ne sente la mancanza. Il suono selvaggio, lo-fi ed ispido di Produkt parla di una band fuori dagli schemi imperanti all'epoca, sia del punk che della prima new-wave; una specie di versione meno colta dei This Heat o spastica dei Chrome, debordante di creatività e nichilismo sui generis. Di lì a poco si trasferiranno a Londra in cerca di fortuna, e presto si ridurranno al duo storico che si toglierà più di una soddisfazione a livello internazionale. Ma questo infuocato debut album resterà per sempre il loro zenith artistico.
L’uomo che voleva uccidere Björk
16 ore fa
Grazie, non l'avevo mai sentito.
RispondiEliminaMetti in coda question
https://seeingredrecords.bandcamp.com/album/unmaker-firmament
Ma neanche due parole di spoiler? Devo andare a scatola chiusa?
RispondiEliminaSe ti interessa si commentano da soli, sennò ascoltati qualche suite per piano temperato (quanto Odio il piano!)
RispondiEliminaQuesti Unmaker a mio avviso hanno sfornato l'Opus postpunk del lustro.
Buon 2019.