Il secondo disco di questi folli geni svedesi, immersi in un'area grigia fra prog, jazz e sketches tecnico-surreali, questi ultimi ancora abbastanza minoritari in favore di un'epica di fondo non troppo seriosa ma comunque importante. Almeno fino a quando il pianista Hollmer, da sempre indicato come il leader, non tira fuori un innocente e stridulo falsetto.
A grandi passi verso il capolavoro di questo versante (consigliata la visione dell'unico filmato disponibile di quegli anni), i SMM erano già una cosa unica al mondo. Maltid è un labirinto di cui è impossibile stancarsi all'ascolto, con le sorprese mai scontate sempre dietro l'angolo.
Nessun commento:
Posta un commento