sabato 18 settembre 2021

Insides ‎– Soft Bonds (2021)


Salutiamo con piacere il ritorno degli Insides, a 20 anni di distanza dal precedente e soprattutto a quasi 30 dai primi gioielli che li imposero fra i massimi esponenti mondiali di electro-dream-pop, a dispetto di una promozione piuttosto limitata. Lo scenario non sembra essere cambiato più di tanto, la voce della Yates intatta come allora e Tardo sempre molto eclettico a destreggiarsi fra chitarre, tastiere ed elettronica. L'augurio è che Soft Bonds sia un preparativo ad un ritorno in pianta stabile e non soltanto frutto di un isolata riunione, perchè si tratta di un disco fortemente eterogeneo e che a tratti pecca di focalizzazione, quasi come se i due avessero raccolto del materiale sparso duranti tutti questi anni e l'avessero assemblato a mo' di raccolta. Sia ben chiaro, la classe è sempre cristallina e fra i 9 pezzi in scaletta troviamo alcune perle di fantasioso artigianato (l'apertura It was like this once..., gli eleganti balletti Hot, warm, cool, cold, e Half past four, la chiusura solenne di Undressing), ma altrove i due indugiano su qualche tema un po' scuro (e quindi inadatto al loro Dna, c'è poco da fare) e su temi minimali che avrebbero potuto sviluppare meglio, anche in tema di arrangiamenti. Ma la mia è una critica costruttiva ed è bello che siano tornati, in fondo.

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