Il magniloquente e melodrammatico secondo album degli Suede è qualcosa che divide sempre, a distanza di quasi 30 anni. Se Anderson avesse lasciato campo libero ad un irascibile e torrenziale Butler, come ne sarebbe uscito il disco? Si disse, ad esempio, contenente una versione di 25 minuti di The Asphalt World, la cosa più psych & prog che abbiano mai fatto, qui fermatasi a 9'. Sarebbe potuta essere una direzione folle, insensata per quegli anni e per come si erano messe le cose col trionfale debutto. Ma l'interrogativo resta, perchè con Butler che sbattè la porta a metà registrazione, Dog Man Star ne uscì un po' incompiuto, sospeso fra le ambizioni più atmosferiche (Daddy's speeding, The 2 of us), gli irresistibili, proverbiali hits (New Generation, We Are The Pigs), qualche slancio un po' stucchevole e troppo lirico nel finale ed in generale una produzione un po' troppo compressa. Nonostante questo ed un'accoglienza ai tempi piuttosto tiepida, col passare degli anni ha acquisito uno status sempre più alto, fino a diventare una presenza fissa in tutte le principali classifiche di valutazione. Nel giro di poco sarebbero rinati sotto l'egida autarchica di Anderson, ma non c'è alcun dubbio che il sodalizio che si ruppe avrebbe potuto fare grandi cose, in prospettiva.
sabato 4 settembre 2021
Suede – Dog Man Star (1994)
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