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Chi, come me, nel 1993 era molto flippato con grunge e cose simili (anche se il battage pubblicitario era in decadenza) aveva poco da spartire col brit-pop che guadagnava covers su covers della stampa. Quello fu decisamente l'anno d'oro degli Suede, che snobbai abbondantemente. Qualche anno dopo avrei sentito il debut-album, trovandolo un filo più gradevole. Merito indubbio del chitarrismo intelligente ed emotivo di Butler, giacchè Anderson era più personaggio appariscente che dotato vocalist. Le radici erano glam più nel senso di Bowie che di T-Rex, e nel complesso gli Suede erano autori di ballad elettrificate più o meno accattivanti, dalla classicissima struttura pop, confezionate in maniera magistralmente
inglese. I singoli ebbero un successo incredibile, fra questi
So young si distingueva per una presa melodrammatica diversa dagli altri. Nel contesto del disco, quindi, gli alti e bassi sono inevitabili. Io personalmente preferisco i pezzi più atmosferici, dall'afflato più ampio, come
She's not dead, soffusa e struggente, e la splendida mini-suite
Pantomime Horse, in cui Butler fa la differenza.
In ogni caso, si astengano i diabetici.....
(originalmente pubblicato il 17/01/09)
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