venerdì 11 marzo 2022

Peter Broderick ‎– Float (2008)


Autore e polistrumentista americano piuttosto prolifico (oltre 50 titoli da solo + una trentina in un paio di band, nell'arco di 15/16 anni), che per qualche motivo mi è sempre sfuggito nonostante diverse uscite su etichette di buon prestigio e buoni riscontri più o meno ovunque. Con Float, all'epoca poco più che ventenne, PB si rivelava per mezzo di una neo-classica-cameristica piuttosto elegante ed austera, formalmente quasi impeccabile, guidata quasi sempre dal piano acustico ma in grado anche di sviare su più fronti grazie all'autentico arsenale di strumenti suonati dal giovane, e in alcuni tratti anche da suoni concreti e qualche beat elettronico.

Lo stile è più o meno quello cinematico di Eluvium, Library Tapes ed affini, ma è percepibile che PB ha una maggiore fondatezza tecnica ed esecutiva. Ora, il disco è gradevole ed è difficile muovere delle critiche o andare a scovare delle pecche precise, però....Non vorrei che fosse proprio quella maggiore padronanza tecnica a farmelo scivolare un po' di più addosso, mentre invece proprio i contemporanei Library Tapes ed Eluvium brillavano anche grazie all'umanità ed alle imperfezioni. L'ho buttata lì, senza tanto peso.

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