Li definirei il corrispondente del Banco di oltralpe, con tutte le dovute specifiche: ottimi musicisti ma concentrati più sulle ambientazioni che sullo sfoggio di tecnica, dotati di fantasia e teatralità, dotati di partiture non troppo complesse, crepuscolari, a tratti tremebondi ma poi capaci di momenti di alto romanticismo. Il parallelo non si ferma qui: a guidare il gruppo due fratelli tastieristi. A voler essere pignoli, vero che non c'era nessun omone al microfono, bensì cantava uno dei sopracitati, e lo faceva in modo egregio. Con questo secondo album, si imposero come alfieri nazionali del Prog ortodosso. La peculiarità tecnica che spicca è un organo effettato travestito da mellotron che rende il suono più pieno e rotondo.
E pensare che il disco si apre con una straniante e marziale cover di Jacques Brel; a non saperlo prima, si direbbe un loro originale. Il pezzo forte del lotto è Bivouac, divisa in due parti, con una progressione quasi hard da brividi, ma brillano molto anche De Temps en Temps e Aujourd'Hui....Il pozzo transalpino è ancora colmo di tesoretti da scoprire, mi sa.
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