domenica 21 novembre 2010

Bachi Da Pietra + Massimo Volume - Live in Bronson 20-11-2010













Ed ecco quello che ritengo uno dei connazionali più originali dell'ultimo quinquennio. Una piacevole conferma, se non sorpresa (era la prima volta in cui li vedevo). C'è da dire che la stragrande maggioranza della gente si era recata al Bronson per vedere i Massimo Volume, così ho potuto visionare i Bachi con la massima tranquillità (a parte il solito, fastidiosissimo casino infernale che fanno al bar, una peste bubbonica dura a morire) e subito sotto il palco.














Innanzitutto, l'impianto e la tecnica. Dorella ha un set più che essenziale. Un rullante, un timpano che utilizza come cassa e un piatto su cui indugia molto raramente, quasi sempre spazzole nelle mani. Il suo è un battito primordiale ed elementare, ma il Bachi-sound non esisterebbe con un batterista convenzionale, senza la sabbia delle sue pelli, senza le basse vibrazioni che mi si fermavano alla gola.
Succi è un fenomeno. Risoluto, determinato e voglioso di coinvolgere quei pochi attenti con sorriso sornione. La sua tecnica chitarristica è spettacolare: senza plettro, elabora una specie di tapping istintivo, sul ponte della Stratocaster, a toccare armonici nevrotici e note strozzate.








Gran parte dei (soli) 45 minuti è concentrata su Quarzo, il nuovo disco, che non ho ancora ascoltato ma si rivela più aggressivo dei tre precedenti. Ed infatti i primi pezzi sono veloci ed abrasivi, ma non è una normalizzazione, anzi. Ciò a cui ci hanno abituato, cioè le viscere lente e viscose, le litanie nebbiose sussurrate con occhi e bocca semichiusi, il lavoro ai fianchi resta un trademark non marcabile anche in caso di maggior velocità e chiarezza. E Succi si rivela anche un grande vocalist, uno shouter trascinante. Questa è stata un altra, piacevole sorpresa. Imprescindibili.















Poco dopo ecco comparire l'attrazione principale della serata. Clementi è rasato a zero e dirà sì e no due parole in tutto il concerto, che comprenderà ben due bis.
Devo ammettere di non possedere molta competenza riguardo ai Massimo Volume. Neppure ai tempi in cui venivano esaltati dalla stampa li seguivo con attenzione, e paradossalmente, il loro disco che apprezzo di più è quello all'unanimità ritenuto il più debole (Club Privè). Anche nel loro caso non ho fatto in tempo a sentire il nuovo albo, ma mi pare che anche qui sia stato oggetto di gran parte del set.












E che dire? Che non è cambiato molto rispetto alla seconda metà degli anni '90, anzi a pensarci bene è rimasto tutto uguale. I racconti di Clementi, le ritmiche della Burattini, gli arpeggi di Sommacal, l'unica novità è il nuovo chitarrista Pilia che si è rivelato l'elemento di gran lunga più interessante, un ottimo ricercatore di suoni.
A mio avviso il loro limite maggiore sta nell'eccessiva linearità di tutto. Le esecuzioni sono impeccabili, ogni cosa sta al suo posto. Speravo in qualche modo che la reunion avesse qualcosa di nuovo da dire, ma evidentemente sono io che non riesco ad entrare nel loro mondo....

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