mercoledì 3 novembre 2010

Balmorhea - Live in Bronson, 30-10-2010











Questo è il bello dei concerti (sottolineando fino alla noia la grande stagione che sta realizzando il Bronson, un programma ricchissimo e per tutti i gusti); vai a vedere un gruppo di cui hai ascoltato tutti i dischi, che ti crea un bel sottofondo, che è elegante e raffinato e ha delle belle soluzioni, ma in fondo non ti ha fatto impazzire nè fatto proprio venire quella voglia matta di tirarlo fuori in un qualsiasi momento della giornata. Lo vai a vedere e ne resti così entusiasta che ti cambia la considerazione generale di esso. Così mi è successo con i texani, sabato sera.








Arriviamo e troviamo uno stuolo di sedie sistemate per l'occasione, sotto il palco. Una buona idea da parte degli organizzatori, alla luce delle caratteristiche in scena. Il sestetto entra quasi in punta di piedi e si sistema. I due leader sono dei classici nerds all'americana; Lowe ha una formazione classica preparatissima ed è un pianista coi controfiocchi, il suo aspetto vivace e sbarazzino lo fa sembrare come uscito direttamente dalla cover del primo dei Feelies...Muller invece sembra un professore universitario, ha un aria molto più compassata e si divide fra chitarre e basso. Il resto del gruppo però non scherza per niente. L'elemento più interessante per me si rivelerà il violoncellista Rieck, col suo ornare le composizioni magistralmente ma soprattutto in grado di tirare fuori dei suoni inusuali per il suo strumento. Poi c'è una giovane violinista di colore e la sezione ritmica di batteria e contrabbasso, discreta e funzionale.









Fin dall'inizio si capisce che la preparazione e la coesione dell'ensemble sono impressionanti, ma non solo. Viene fuori alla grande anche la pregiata qualità del songwriting, che sa svolazzare fra tenui malinconie e sinfonie festaiole passando attraverso tutto lo spettro che ci corre dentro. Non ci sono stravolgimenti rispetto alle versioni in studio, a parte quando Lowe si mette a vocalizzare (denotando quasi altrettanta bravura) foneticamente in qualche pezzo e in occasione del penultimo, in cui tutti e sei inscenano un coro generale curatissimo di grande effetto.









L'entusiasmo del pubblico è ampiamente manifestato e i Balmorhea sembrano quasi commossi dalla contentezza di ricevere effluvi di applausi al termine di ogni esecuzione. Piacciono per l'atteggiamento umile e amichevole, quindi.
Unico neo della serata, la parte di presenti, principalmente avventori del bar, che se ne sbattono altamente della concentrazione e del silenzio degli interessati facendo un casino bestiale. Ci sarebbe voluta una paratia anti-rumore contro di essi.
I video non sono neanche pessimi, dato che stavo in piedi dietro la gente seduta e l'acustica del sound escludeva bassi pesanti. Li condivido tutti e 4.




1 commento:

  1. Paratia anti-rumore, o anche una museruola stile Hannibal (per bere usano una cannuccia, suvvia!) :D

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