Duo pavese basso-batteria, immerso in una situazione tutta sua ed inesorabilmente isolato da qualsiasi corrente / trend / generalizzazione.
DJ68 dura mezz'ora per tre pezzi ed è un ottimo modello di dinamismo mutevole, non risente della mancanza di nessun'altro strumento, sta in piedi benissimo da solo. Il suono è bello pieno, con il basso eclettico ruvido e plettrato, la batteria agile con un charleston aperto che squilla in continuazione.
Il pezzo guida è Golden mountain, col riff arzigogolato che si imprime in testa e la pausa mistica con tanto di flauto. La title-track sublima le loro atmosfere cupe ma energiche in un quarto d'ora in cui succede di tutto: tirata mozzafiato, break di sospensione, rullate quasi tribali, finale con sconquassi che sfiorano la psichedelia.
Ecco il bello dei Great Saunites: la capacità di saper muovere i loro strumenti essenziali in una lotta contro chissà quali demoni. In un certo senso li definirei gli Om italiani, anche se le differenze sono sostanziali.
Da seguire con attenzione.