Già il nome del progetto mi piace perchè evoca una delle composizioni più avanguardistiche del giovane Peter Hammill, ovvero la chiusura tempestosa di In Camera. Dalla mente del chitarrista californiano Michael Bjella, Mist è un disco làvico, che ruota attorno alla kilometrica title-track. Ventitrè minuti di eruzioni ad altissimo volume, un audace incontro fra Bowery Electric e Boris. Che è difficile a pensarci, eppure si materializza in una saga convulsiva di chitarre pesanti, ritmiche possenti e continui spirali space.
Una suite monumentale ed avvincente. Prima di essa c'è il drone-feedback di Night Noise, dopo c'è il doom slabbrato condito di concretismi Gasp In A Fifty Pound Claw. Entrambi risentono abbastanza dell'influenza delle opere più criptiche dei giapponesi sopracitati, ma il disco ha sicuramente fatto il piacere di chi ascolta queste robette leggere leggere.
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