E' da tempo immemore che ho smesso di seguire Lanegan, grossomodo una quindicina d'anni, perchè ad un certo punto ho ritenuto che avesse esaurito la sua vena creativa ed il suo ventaglio di possibilità espressive. Oggi lo ritrovo per curiosità, dopo aver letto una recensione di With Animals, e non è cambiato pressochè nulla ma lo stato di forma appare più che buono ed il disco contiene degli ottimi pezzi.
Il sodale della situazione è il chitarrista inglese Duke Garwood, un erratico free-lance al secondo episodio in società col seattleiano. E' un album dolente, di quella filigrana fatalistica di cui è permeata l'aurea generica di Lanegan, quella nella quale la sua voce possente trova la miglior casa.
Garwood lo accompagna ed assiste con una chitarra mai banale seppur adesa ai canoni, con qualche coloritura di tastiere ed una scarna beat-box. Diversi pezzi sono superbi e mi hanno ricordato i primi dischi di Will Oldham in logo Palace Brothers, con le dovute differenze stilistiche. In sostanza, nulla di nuovo sotto al sole, ma soltanto una dimostrazione di stoffa pregiata.
Gran bel disco anche se il loro precedente "Black Pudding" gli da parecchie lunghezze!
RispondiEliminaA me zio Mark piace sempre, che faccia folk o elettro-porco-e-fuori.