Un tipico assalto all'arma bianca del trio Haino-Ozawa-Takahashi, registrato in studio anche se potrebbe esser stato un qualsiasi live del periodo, in formato impro.
Ed è un massacro psych-noise strumentale, un bagno nell'acido solforico, che soltanto chi ama l'arte incompromissoria di KH può apprezzare. Settantacinque minuti ininterrotti, con pochissime variazioni ritmiche, la più sensibile intorno al 52' quando la faccenda si fa quasi doom.
Il basso è un rimbombo pantagruelico, la batteria resta confinata ed un po' sommersa nel mixing, sullo sfondo. KH è KH al suo massimo livello psych-impro-noise.
Quando mi capitano suoi episodi in questo formato, di solito penso sempre: non ce la farò mai ad arrivare in fondo. Ed invece, una volta partito l'ascolto, è impossibile fermarsi dal cavalcare uno tsunami catartico che può rigenerare dopo una dura giornata ed epurare le tossine dello stress. E dopo il taglio drastico finale, il silenzio si rende necessario, almeno per qualche minuto. Oasi.
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