lunedì 18 novembre 2019

Abu Lahab ‎– When The Face Of The Lord Is Split Asunder (2010)

Uno dei primi autoprodotti del misteriosissimo progetto marocchino che prende il nome dallo zio di Maometto, vissuto nel 6° secolo avanti Cristo. Ma di islamico in senso classico non c'è davvero nulla in questa centrifuga orrorifica.
Seriamente una delle musiche più temibili e tremebonde che abbia mai sentito, in grado di rivaleggiare con lo Gnaw Their Tongues più cruento, con l'aggravante di alternare schegge di black metal a scudisciate industriali in un tortuosissimo percorso psichiatrico senza apparente logica.
Il disco inizia alla grande con le rasoiate metalliche di What of those on the left hand?, una sequenza micidiale di power-chords in galleggiamento aritmico. Con And When I sicken, it lacerate me, continua il dominio chitarristico sempre più schizofrenico fino a raggiungere vette di allucinazione pura con Accursed are the compassionate, dove fa la sua comparsa una voce arsa e furiosa che non è neanche black metal, è semplicemente una tortura.
La seconda metà purtroppo non ripete l'intensità insostenibile della prima. Fra canti di muezzin, organi acidi e gironi danteschi, la varietà è assicurata ma la follia incontrollabile di AL fa deragliare leggermente la coesione verso un circo dell'orrore forse più visionario, ma un po' dispersivo. Sono comunqe piccoli dettagli per un capitolo di assoluto rilievo.

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