Dopo le prodezze del primo album e la conferma (seppur contaminata) del secondo, Faith Coloccia ha dovuto fare seriamente i conti con una valanga di split ed un brutto live (Statu Nascendi) che ne hanno ridimensionato la statura guadagnata. Il ritorno quindi ad un formato più curato e preparato, con questo The World Unseen, è stato più che benvenuto, anche se Aaron Turner continua a invadere il campo artistico con esiti alterni.
Come ad esempio nell'interminabile Domestication of the Ewe, 26 minuti riusciti soltanto a tratti, cioè quando la Coloccia prende il comando delle operazioni col suo piano compassato ed epico. Ovviamente il meglio del disco sta nella ricetta che ci è più cara, quella delle splendide 13 Burning Star, Mara, Parthenogenesis, Flower of the field, che segnano anche una maggiore cura e stratificazione delle parti vocali. Quindi un disco che sarebbe stato più bello se messo maggiormente a fuoco, ma in fondo bastano le parti speciali per azzerare le incertezze e gli sbrodolamenti.
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