mercoledì 31 maggio 2023

Goodbye & Hello


Questa volta è uno iato a tempo indefinito.

La famiglia in primis e poi il lavoro me lo chiedono, a gran voce, ed io non posso certo esimermi.

Potrei dire che è stato bello, bellissimo e divertente, ma non lo dico perchè non è un goodbye, ma spero sia solo un hello.

Probabilmente posterò qualcosa riguardo a dei concerti a cui assisterò, magari tornerò con qualcosa dei Bombetta's perchè abbiamo ripreso a suonare dopo anni, siamo entusiasti e stiamo elaborando.

Ma per quanto riguarda TM a cadenza regolare e la mia personale esplorazione, beh... finisce qui.

Un saluto e un grazie di cuore a chi ha dimostrato apprezzamento.

👍


lunedì 29 maggio 2023

Tom Recchion – Japanese Cassette (2022-1986)


Provvidenziale e meritorio recupero del grande Tom, risalente al 1986 quando gli venne chiesto di contribuire ad una tape compilation redatta dal performer giapponese Aritomo, comprendente fra gli altri gli Half Japanese, P16.D4, Merzbow e persino i nostri Baroni e Toniutti. Il promotore cassò metà del materiale che Recchion gli propose (non è chiaro in effetti cosa c'entrasse con l'industrial, ma a quei tempi poteva essere molto facile non essere pienamente documentati), ma per fortuna dopo 36 anni possiamo goderci una mezz'ora inedita della sua geniale avant-freak-exotica, concepita e realizzata nel suo miglior momento di forma. In rapida successione quindi scorrono le spastiche progressioni, le minacciose e tetre escursioni nell'ignoto, e soprattutto le irresistibili vignette di cut & paste-lounge, da sempre suo miglior biglietto da visita e anticipatrici di altri pregevoli musicisti che molti anni dopo imbastiranno il loro output con questo spirito surreale ed avventuroso.

giovedì 25 maggio 2023

Alexander Voulgaris a.k.a The Boy - Ώντρεϋ (2021)


L'autore della colonna sonora che mi ha fatto innamorare tratta dal film che mi è più piaciuto degli ultimi 3/4 anni ha una nutrita discografia maturata negli ultimi 15 anni fra soundtracks e dischi originali, ben documentata sul Tubo. Certamente l'alfabeto greco non consente di apprendere più informazioni di quelle che la curiosità alimenterebbe, così dopo una rapida e superficiale analisi ho scelto questo album di un paio d'anni fa, sperando di poter scorgere qualche altra gemma. Il disco mette in mostra un songwriting mellifluo ed evanescente a base essenziale di tastiere ed una voce femminile algida (non propriamente ineccepibile dal punto di vista tecnico) in greco (poco da fare, usando una parolaccia si potrebbe dire che è inchiavabile), con uno spiccato melodismo e qualche influsso tradizionalista. Una produzione un po' più affinata ed una scelta più saggia dei timbri avrebbe aiutato.

Detta così, un disco sul quale si sarebbe potuto sorvolare ampiamente, anche perchè certi pezzi sono proprio banalotti, ma scorrendo bene fino alla fine un paio di chicche si trovano e sono davvero memorabili, nello specifico la 7 e la 8 (non sto ad incollare i titoli), delicata e soffusa la prima, drammaturgica e melanconica la seconda. Due piccole perle che da sole valgono il disco e riaccendono quel fuoco che si era acceso con Apples.

domenica 21 maggio 2023

Screams From The List #115 - "Mama" Béa Tékielski – La Folle (1977)


Cantautrice francese ma di origini italo-polacche, la Tekielski diede vita ad un ibrido molto originale con questo La Folle, immergendo il suo songwriting di chiara estrazione dalla chanson storica transalpina in un substrato jazz-funk-rock molto bianco, spesso ai limiti della psichedelia. Date anche le indiscutibili doti vocali della protagonista, impostata su un vibrato-gorgheggiato potente e teatrale, mi si staglia in mente un ipotesi fantasiosa, ma giusto per dare un'idea: si provi a pensare Milva cantare sui Goblin, ed il pianeta non sarebbe poi così distante. Il disco inevitabilmente risente un po' degli anni che ha (è fuor di dubbio che queste produzioni oggi suonino molto più datate di altre più anziane), ma esercita ancora un discreto fascino per la propria originalità.

mercoledì 17 maggio 2023

Volebeats – Solitude (1999)


Uno dei tanti gruppi statunitensi di cui non avremmo neanche saputo l'esistenza se non fosse stata per la meritoria divulgazione di PS, che nella sua scheda definisce il quintetto detroitiano (tutt'ora attivo, 13 album in oltre 30 anni) come un alfiere dell'alt-country parecchio superiore ai Wilco, tanto per fare un nome altisonante. Solitude è un pregevolissimo disco a due facce mescolate nella scaletta: da un lato ballads trasognate ma tutto sommato di ordinario folk-country di derivazione fine sixties, dall'altro gli strumentali, vero piatto forte, di surf desertico (Desert Song, appunto, Blue Green, Speedboat, Moon Beams), che li fa sembrare dei Mermen allucinati e zavorrati ma molto più umili, con l'eccellenza di Denton Street, una variante quasi slow-core di grande atmosfera. Altalenanti, ma capaci di dispensare momenti di grande bellezza.

sabato 13 maggio 2023

Antlers – Burst Apart (2011)


Il contrastante quarto degli Antlers, a quel punto un trio vero e proprio, criticatissimo perchè sembrò un colpo di spugna alle ambizioni smisurate del predecessore Hospice, in favore di un suono mellifluo, smaccatamente melodico e composizioni accattivanti. La realtà è che Silberman col passare degli anni ci ha fatto capire un concetto chiaro: fa quello che vuole e soprattutto non fa molti calcoli, e per questo è un personaggio che ci piace. Il giudizio ai dischi è un altro discorso, e se mi fossi basato sulle recensioni Burst Apart non l'avrei neanche sfiorato. Ma una band che fa Familiars si merita l'ascolto integrale della discografia, anche a ritroso, perchè qualche chicca la si trova sempre anche in questa raccolta slegata, frammentaria, fuori fuoco ma marcata dal grande talento di Peter Sirenetto Silberman, sempre più a suo agio con i falsetti ed i gorgheggi, in contesti trip-hop, funky, folky, indie-pop da cameretta confidenziale, soul bianco e quant'altro. Belle No Widows, Every Night my teeth..., Corsicana, Hounds, French Exit.

martedì 9 maggio 2023

Maquiladora – What The Day Was Dreaming (2003)

 

I miei beniamini dell'alt-country americano, in definitiva, al quarto album. Un gruppo purtroppo criminalmente sottovaluato, persino in un periodo in cui il genere incontrava il favore della critica generalista, che però l'ha ignorato a piè pari (a parte Scaruffi, che invece non ha lesinato elogi). Di certo non ha aiutato il fatto di avere un nome particolare ma corrispondente ad un pezzo dei Radiohead, nè gli omonimi che sono sopraggiunti successivamente. What The Day Was Dreaming fu un'altra dimostrazione di grande talento espressivo e compositivo, fatto di suoni sonnolenti, ballads carezzate in punta di dita, echi di falò notturni ed un cuore enorme, gigantesco. Sudden Life, Drunk and lightning fires, Leave the music on, Waiting gli episodi più memorabili, ma non c'è nulla di sbagliato in tutta la scaletta. Facile identificare Neil Young come padre putativo, io ci sento anche l'eredità preziosissima dei Rex ed in prospettiva anche un influenza esercitata sulle cose più roots-oriented degli Antlers di un decennio dopo. Stiamo parlando di nobiltà, dopotutto.
 

venerdì 5 maggio 2023

Locrian – New Catastrophism (2022)


Sette anni per un gruppo prolifico come i Locrian sono stati un eternità, ma era chiaro che dopo un disco impressionistico come Infinite dissolution i chicagoani si sarebbero dovuti confrontare con una sfida importante; progredire sempre più verso una relativa accessibilità oppure fare marcia indietro in direzione delle cruente e melmose sonorità degli inizi? La risposta è rimasta a metà del guado.

New Catastrophism parte con Mortichnia, 10 minuti di oscurità cosmiche affini ai primi Tangerine Dream, e prosegue con un altra ipnosi sulfurea, The Glare is everywhere....L'obiettivo è chiaro; quasi zero dinamiche, tutto dedicato alla scultura drone-doom con micro-variazioni da cogliere per le orecchie più concentrate. Il focus si ottiene finalmente con Incomplete Map Of Void, riuscitissima declinazione del loro verbo più celestiale. Una mesta chitarra acustica introduce la finale Cenotaph to the final glacier, che a poco a poco si dissolve in un pulviscolo scandito da un loop ritmico ad alta velocità, di nuovo memore dei gloriosi corrieri tedeschi sopra citati. Ecco la chiusura del cerchio: New Catastrophism potrebbe essere la loro ripresa a base teutonica, oppure un episodio interlocutorio. Intanto però una conferma importante è che non hanno ancora fatto un disco deludente.

lunedì 1 maggio 2023

Joanna Newsom – Divers (2015)


Ma che fine ha fatto la divina Giovanna dopo questo disco, il suo quarto in oltre un decennio? L'unica notizia acclarata è che nel 2017 è diventata madre, e quindi vien da supporre che abbia, anche solo temporaneamente speriamo, riposto la sua arpona per esercitare il mestiere più nobile del mondo. Ipotesi che non fa altro che aumentare la stima ed il rispetto per questa grande ed originale cantautrice.

Divers ebbe il gravoso ed oneroso compito di succedere di 5 anni al monumentale Have One On Me, un capolavoro che difficilmente si potrà superare. Persino una formula inedita come quella californiana poteva essere a rischio di ripetersi, ma chissà perchè non è successo. Tornata ad un formato umano, ha felicemente deciso di variegare le proprie composizioni con sapienti, mai invadenti arrangiamenti. L'apertura cameristica di Anecdotes ci catapulta da subito in un mondo fiabesco, segue un trittico di pezzi a piena band, inclusa batteria. Ma la dimensione che preferisco è quella con l'essenziale, come la pianistica The things I say, la meravigliosa Divers, gli arcobaleni di You will not take my heart alive, le polifonie in crescendo della finale Time as a sympton, una chiusura in grande stile. Se avesse terminato la sua carriera qui, non ci sarebbe molto da rimpiangere, perchè i suoi dischi sono talmente belli che possiamo mandarli in loop senza mai stancarci.