giovedì 28 marzo 2013

Maquiladora - Wirikuta (2010)

E' dura a morire la torch-song. I primi 3 pezzi di Wirikuta promettono non tanto bene, e sono esattamente tali con corredo tradizionalista di chitarrine country, voci svenevoli e slide.
Per fortuna che a partire da Song 26 le cose acquisiscono il proprio spessore. I Maquiladora sono un trio californiano attivo da quasi una ventina d'anni, e il loro Dna è intriso di quel folk americano che, rivisitato dalla loro generazione, assume parvenze sfaccettate e (talvolta) deformi.
Song 26 non ha nulla di fenomenale, ma suona come dei Supreme Dicks ordinati ed accordati fra di loro; funziona lo stesso. E il bello deve ancora venire: (Don't) Eat the Past (Don't) Eat the Fear è un'inquietante immersione di drone rumoristico su accordi sparsi di piano elettrico. Dieci minuti di riflessione da spalancare gli occhi, sarà anche soltanto per il contrasto con quanto era accaduto in precedenza ma è rimarchevole. E tutte le ballads che seguono sembrano beneficiarne nei contenuti.
Molto umilmente, i Maquiladora imbastiscono i loro quadretti con passione, devozione quasi liturgica e continue trovate atte a destare l'attenzione (Stay Shallow, Stay Toward the Light e D(obro) to F le migliori impressionistiche), a dimostrazione che sì, la torch-song non muore mai proprio perchè la si può trasformare in qualcosa di moderno senza snaturarla. E trovano un finale che consacra questo piccolo capolavoro in  Hymn 66 'Oh an Ogre, O! My Monkey', splendida allucinazione collettiva che sì, questa rievoca in tutto e per tutto i Supreme Dicks.

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