Un oggetto strano e difficile, Memory, tanto da non essere più stato replicato. Però erano passati 5 anni dal primo a questo, quindi non escludo che Kevin Micka, solista di Boston, possa ricomparire.
Memory è un contenitore di tante idee, forse troppe. Diciamo che la sua dispersività è il suo maggior limite. Però sa regalare momenti interessantissimi, nei 3 lunghi brani che di fatto rappresentano le colonne portanti del lavoro: i 17,5 minuti di His belly burst, che inizia come una litania di Skelton e finisce come uno space-doom celestiale. I 13 di ...And ever sono una tumultuosa mutuazione dei Battles che annega in un eco-loop fagocitante (certo che se ha suonato tutto lui, bravo!). I 17 della title-track iniziano con una nenia folk storta scadita da colpi secchi, fino all'apparire dei synth celestiali e del cello che mandano tutti a farsi un bel viaggio.
Nei corti restanti, predominano i toni confidenziali, con strizzatine d'occhio a Pan American e Tortoise, ma l'impatto è conseguentemente minore. In sostanza, Micka sembra disporre di buone potenzialità, forse quest'eclettismo gli è congeniale e la cosa gli piace. Così facendo, però, difficilmente riuscirà a confezionare un capolavoro.
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