La miniera dorata dei '70 continua a regalare, indomita. Lo ammetto candidamente, non conoscevo i Jade Warrior, nonostante la fitta produzione nell'arco di tutto il decennio fra Vertigo e Island. Non basterà la vita intera per ascoltare tutta la musica degna ma certi recuperi fanno gioire e 40 anni precisi fa usciva Waves, splendido esemplare di alchimia misteriosa.
Si tratta di un pezzo unico, ovviamente diviso in due parti per il vinile. Per sintetizzare quanto realizzavano i due polistrumentisti Duhig & Field potrei inquadrare 3 diverse situazioni:
-le pause sognanti e pastorali del prog-rock che servivano per stemperare la tensione, tipo quelle con chitarra acustica, flauti, tastiere (senza ritmica) e un sentore generico di abbandono all'estasi.
-le jams sornione di jazz-rock rilassato e solo in superficie autoindulgenti (quasi in stile Traffic, non a caso qui è ospite Steve Winwood).
-flussi in libertà di stampo etnico, con le percussioni, i campanellini, i suoni concreti; quasi un anticipo della new-age, ma con uno spirito pionieristico davvero rilevante.
Una sintesi inedita che è mixata alla perfezione in 35 minuti da godere fino in fondo. La storia dei Jade Warrior, manco a dirlo inglesi, va approfondita senza meno.
-flussi in libertà di stampo etnico, con le percussioni, i campanellini, i suoni concreti; quasi un anticipo della new-age, ma con uno spirito pionieristico davvero rilevante.
Una sintesi inedita che è mixata alla perfezione in 35 minuti da godere fino in fondo. La storia dei Jade Warrior, manco a dirlo inglesi, va approfondita senza meno.
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