Grazie allo splendido operato di Matteo Botteghi del Neon Cafè di Rimini, ieri sera abbiamo avuto il piacere di assistere ad un piccolo grande evento (per pochi intimi, ovviamente) che ha raccolto 3 artisti profondamente diversi fra di loro.
Per me l'entusiasmo era dovuto ovviamente alla presenza di Basinski, di cui sono grande fan; senza nulla togliere agli altri due che lo hanno preceduto, e che peraltro ho apprezzato parecchio. Palumbo non è certo l'ultimo arrivato, ma le sue pagine fuori dai Larsen non mi hanno mai entusiasmato molto e quindi partivo un po' prevenuto; invece la sua performance è stata davvero notevole.
Arriviamo al Neon Cafè e Matteo, dopo averci annunciato con rammarico che non potrà più organizzare eventi allo splendido Melting Box di Viserba, ci indica, sul palazzo situato all'altro lato della strada, una grande vetrata al primo piano: si tratta di uno stanzone normalmente adibito a galleria d'arte.
Si inizia con l'americano Paul Beauchamp, compagno di Palumbo nel progetto Blind Cave Salamander e nella vita. Due pezzi per lui, il primo un fosco ambientale per drones, sdentellamenti e archetto su sega. Dopo essersi presentato con un italiano pressochè perfetto, va col secondo che parte con agresti loops di dulcimer e decolla con l'elettronica sporca, in un crescendo che sfocia in un finale davvero tempestoso. Molto bravo.
Palumbo si siede con una Stratocaster grigia: buona parte del suo set è imperniato su un croonering apocalittico per pennate energiche e grande enfasi vocale. Il meglio di sè però lo dà quando decide di deragliare, ovvero quando imbraccia e maltratta la viola elettrica, quando manda in corto circuito i feedbacks e soprattutto nella fase in cui si alza e fa il giro della stanza con un tamburello e due trombette di carnevale, mentre in sottofondo rimbomba una selva inestricabile di risonanze. Memorabile.
Arriva il momento del grande Billy, in possesso di una forma fisica davvero notevole per i suoi 57 anni, e che ostenta fin da subito simpatia e genuinità contagiose. Spiega che non esegue il suo ultimo disco, Cascade, perchè l'ha già suonato un anno fa sempre a Rimini, così annuncia una graditissima Vivian & Ondine (2009) e si mette all'opera aprendo una scatola di very bad dolcetti americani che contengono i suoi famosi nastri magnetici.
Così possiamo scoprire, almeno all'apparenza, il suo metodo di lavoro nel creare meravigliose sculture di suono: una volta inserito il loop principale in uno dei due lettori, sorteggia un nastro dalla scatola dei dolci, lo esamina alla luce di una lampadina e lo inserisce nell'altro lettore. A questo punto si mette a lavorare fra mixer e laptop, dopodichè estrae il nastro, lo inserisce nel contenitore degli usati e ne estrae uno nuovo. E così via, con l'arte sublima delle sue suites che ci proietta rapidamente nella basinsk-sfera.
Al termine della performance, alcuni curiosi (fra cui noi) si avvicinano al banco e il buon Billy, sempre sorridente, mostra l'armamentario tecnico e scherza facendo volteggiare i nastri in mano, chiamandoli spaghetti! Decisamente non ci aspettavamo un personaggio così.
Giù il cappello.
Serata memorabile!
RispondiElimina