Testamento artistico (seppur registrato nel bel mezzo dell'attività, un lustro prima della pubblicazione) di questa illuminata entità che ha saputo elevare di non poco lo stantio status dell'hip-hop fino a portarlo ad una formula quasi indecifrabile.
Strutturata come una suite gigante di 45 minuti, Untitled è un oggetto non identificato, principalmente strumentale, un pastone inquietante che galleggia con poche ritmiche. L'inizio mi ricorda la stasi liquida degli Hawkwind di You should't do that, dopodichè tutto ciò che si aggiunge concorre a seminare panico ed astrazione; riflessi percussivi etnici, vortici lisergici, banjos minimali, clangori industriali, manipolazioni aliene, silenzi siderali, una breve e stentorea fase ritmica. La chiusura è di nuovo cosmica, di pulviscolo nero pece, fino al fade-out finale. Capolavoro.
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